Il “volo inglese” di Giulio D’Anna. Opere di Aeropittura in mostra e in asta a Londra
La Casa d’Aste Bonhams focalizza l’attenzione dei collezionisti sul movimento che nel 1931 consolidò la sua linea pittorica attraverso la pubblicazione del Manifesto dell’Aeropittura Futurista.
La rivalutazione storica del Futurismo ha risvegliato negli ultimi anni anche l’interesse per il secondo periodo del movimento di cui è parte integrante il fenomeno dell’Aeropittura.
Alla bella mostra presso I Musei Civici agli Eremitani che la scorsa estate presentava a Padova numerosi autori legati al movimento, fa seguito in questi giorni una monografica in terra straniera.
A puntare i riflettori sui bei dipinti dalle innovative inquadrature aeree, è una delle maggiori case d’asta londinesi, la Bonhams, che presenta, per la prima volta nel Regno Unito, una piccola ma significativa raccolta che vede protagonista il futurista Giulio D’Anna, aeropittore siciliano autore di magnifiche e personali visioni del volo.
Nello specifico, l’evento propone 12 opere provenienti da collezioni italiane, realizzate dall’artista tra il 1928 e il 1934 e visibili presso la sede londinese in New Bond Street fino al 1 marzo.
Sempre qui, nel giorno di chiusura dell’esposizione, si svolgerà l’asta di Impressionist and Modern Art che propone, tra gli altri lotti, anche tre dipinti dell’autore messinese, pezzi non facenti parte della mostra mandati all’incanto da collezionisti sempre italiani.
L’Areopittura Futurista
“Illuminati da una fatalità estetico-plastica…siamo entrati con l’Aeropittura nella piena sensibilità aerea”. Così scriveva il futurista Enrico Prampolini nel 1932.
Il Manifesto dell’Aeropittura pubblicato sul “Giornale della Domenica” 1-2 febbraio 1931 (con esplicito riferimento all’articolo di Marinetti apparso sulla “Gazzetta del Popolo” di Torino in data 22 settembre 1929) dà veste ufficiale a una realtà già nota e praticata: la passione dei futuristi per gli aerei – simbolo di velocità – e per la nuova prospettiva rivoluzionario-pittorica insita nel volo stesso.
Tutto, infatti, era cominciato negli anni Dieci del secolo ed era cresciuto negli anni Venti inserendosi nel panorama degli eventi storici europei.
Già nel 1912 a Parigi si poteva leggere lo scritto profetico di Filippo Tommaso Marinetti “L’aeroplano del Papa”, pubblicato in Italia nel 1914, una storia immaginaria di viaggi in monoplano sulla cima dell’Etna, poi a Roma dove il Papa veniva rapito, e infine a Monfalcone dove dei garibaldini erano in azione.
Negli anni della Prima guerra, il padre del Futurismo e i suoi accoliti inneggiavano alla guerra come “igiene del mondo” e plaudivano alle imprese aeree degli arditi aviatori italiani. Alla metà degli anni Venti, l’Aeropittura futurista era già nota: alla Biennale di Venezia del 1924, è Gerardo Dottori a farsi portavoce di innovative viste dall’alto – forse per primo, come riconoscerà lo stesso Marinetti; a quella del 1926, è il pittore e aviatore futurista Fedele Azari, a presentare al grande pubblico la prima vera opera di Aeropittura titolata “Prospettive di volo”.
Il Manifesto
L’idea di sancire per scritto le linee guida, di redigere, cioè, un Manifesto che nel dettaglio spiegasse i tratti distintivi dell’Areopittura, Filippo Tommaso Marinetti l’aveva partorita dopo un lungo volo in idrovolante sul Golfo della Spezia. E quando il programma venne reso pubblico, sottoscritto oltre che da lui e sua moglie Benedetta Cappa, da Giacomo Balla, Fortunato Depero, Gerardo Dottori, Fillia (Luigi Colombo), Enrico Prampolini, Mino Somenzi e Tato (Guglielmo Sansoni), fu chiaro a tutti che, per appartenere al gruppo, non bastava dipingere una semplice rappresentazione di aerei in volo o in azione, né tanto meno una stravagante veduta dall’alto. Ciò che si richiedeva all’artista era una nuova visione dinamica del cosmo.
Negli intendimenti del Movimento, prospettive distorte, dilatate, quasi allucinate, talvolta giocose, dovevano formare soggetti scansionati nel loro avanzare dinamico. Atmosfere e paesaggi, trasfigurati in un’ottica elevata materialmente e spiritualmente, dovevano assumere ruoli estetici nuovi. In definitiva, si trattava di una visione del territorio diversa ma anche di un modo nuovo di concepire l’esistenza guardando oltre la realtà effettiva e pensando al futuro in termini rivoluzionari.
“Le prospettive mutevoli del volo costituiscono una realtà assolutamente nuova e che nulla ha di comune con la realtà tradizionalmente costituita dalle prospettive terrestri”, è scritto al punto 1 del Manifesto dell’Aeropittura.
Dall’epoca del Manifesto fino ai primi anni ’40 l’Aeropittura conobbe un suo periodo d’oro, in connessione con i successi aviatori italiani, l’impegno dell’ingegneria aeronautica nazionale, il coinvolgimento con il regime.
Alla Crociera aerea comandata da Italo Balbo (Italia-Brasile, 17 dicembre 1930 – 15 gennaio 1931) fu dedicata la prima mostra di Aeropittura curata dai futuristi nel febbraio 1931 a Roma, in piazza di Spagna; ai temi dell’idealismo cosmico fu ispirata l’importante mostra di Aeropittura organizzata lo stesso anno alla Galleria Pesaro di Milano.
Alle citate, molte altre occasioni seguirono negli anni, esposizioni all’interno delle quali i futuristi impegnati nell’Aeropittura si mossero interpretando ognuno a proprio modo il Manifesto: dal realismo esasperato di opere anche propagandistiche, al dinamismo quieto di paesaggi dipinti fuori da ogni coinvolgimento politico e celebrativo.
Di questa variegata realtà pittorica fece parte anche Giulio D’Anna, pittore, libraio, editore siciliano.
Giulio D’Anna aeropittore
Vissuto sempre nella sua regione, Giulio D’Anna (Villarosa,1908 – Messina, 1978), visse il Futurismo lontano dalle “esagerazioni” del Continente.
La prima prova aeropittorica che si conosca di lui è anche il suo primo dipinto noto, l’olio del 1928 “Ebbrezza visiva” in cui, riquadrati in una finestra, sfrecciano due aerei dalle forme “giocattolo”. È questo il primo tentativo di un giovane pittore che mostra già una personale poetica nata dal desiderio di vivere sulla tela l’esperienza mancata del volo diretto, che esprime il suo bisogno di viaggiare immaginando e utilizzando canoni stilistici da lui pienamente condivisi. Se ne accorse subito Marinetti che nel 1931, visitando la prima personale dell’artista presso la Galleria Vittorio Emanuele III di Messina, espresse totale compiacimento in merito alla sua produzione, incitandolo a prendere parte alle principali mostre futuriste nazionali.
Proprio a quella prima mostra si riferisce il commento del leader del movimento: «Voi vedete che i piani alari sono diventati tre perché l’artista si preoccupa dello sdoppiamento dei piani nel senso della velocità. Si è preoccupato di dare la forma della macchina esterna, spostandosi dall’interno all’esterno. Si è preoccupato di dare l’essenza di questa sua macchina, che ha dato ingenuamente senza imitare, senza seguire il già fatto che è norma futurista…».
Sebbene stanziale a Messina, Giulio D’Anna tenne stretti contatti con la realtà culturale palermitana. Centro delle arti figurative dell’isola, la città vedeva in quegli anni la presenza dei futuristi: Vittorio Corona, Pippo Rizzo e Antonino Varvaro, punti di riferimento per lui come per il giovanissimo Renato Guttuso che D’Anna conobbe alla fine degli anni Venti e con il quale entrò in amicizia.
Chiusa la stagione “marinettiana” ricca di riconoscimenti e premi, la carriera artistica di Giulio D’Anna continuò fino al 1975 quando fu costretto ad abbandonare l’attività di pittore a causa delle condizioni di salute. Morì tre anni dopo a Messina il 18 novembre 1978.
In copertina: Giulio D’Anna “Stormo aereo sullo stretto”, firmato ‘G. D’ANNA’, olio su pannello, 1932-33 circa, cm 81×118. Stima Bonhams: 30,000-50,000 sterline. Mostra “Giulio D’Anna Aeropittore”. Londra, Casa d’Aste Bonhams
Scheda informativa:
Casa d’Aste Bonhams, New Bond Street 101, Londra
Mostra: “Giulio D’Anna Aeropittore”, fino al 1 marzo 2018
Asta: Impressionist and Modern Art, 1 marzo 2018
www.bonhams.com